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Le competenze dell’istruttore di minibasket (parte 3)

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Saper costruire progressioni didattiche corrette e saper correggere

Eccoci alla terza parte, forse quella a cui molti di voi sono più interessati e cioè la progressione didattica e la correzione degli errori. Vi consiglio comunque di leggere, se non lo avete già fatto, anche gli altri miei due interventi sulle competenze dell’istruttore minibasket (parte 1 e parte 2)

Quando si sceglie di mettere insieme una serie di giochi ed esercizi per costruire una lezione si deve ragionare su alcune cose fondamentali, partendo naturalmente dalla scelta degli obiettivi previsti in quel determinato periodo dell’anno sportivo e alle attuali, reali, capacità dei bambini.
Individuati gli obiettivi si devono scegliere gli esercizi ma soprattutto si deve dare una sequenza logica ad essi, mettendoli in successione corretta affinché possano essere utili al raggiungimento di un determinato apprendimento. Sarà importante valutare il perché un gioco viene inserito, ad esempio, al secondo posto di una scaletta didattica piuttosto che al quinto o sesto. Che motivazione mi spinge a metterlo li, che funzione deve avere? Sicuramente ci deve guidare la consapevolezza di aiutare i bambini rendendo le attività sempre più allenanti e stimolanti dal punto di vista delle richieste tecnico-tattiche. Dal semplice al difficile, con difficoltà crescenti, utili per sviluppare un preciso apprendimento. I giochi non vanno assolutamente scelti perché sono belli e divertenti, coreografici e simpatici all’istruttore. Devono avere dei contenuti precisi e devono essere di supporto uno all’altro. Esistono giochi ed esercizi a carattere generale, speciali, di gara e di correzione. L’istruttore deve conoscerne la natura e la loro funzione per poterli utilizzare al meglio, deve essere bravo ad adattarli alle sue necessità ma soprattutto deve essere in grado di inventarne di nuovi per risolvere problemi pratici che riscontra nelle attività dei propri bambini.
Una volta impostata la corretta progressione didattica e spiegati esattamente gli esercizi e i giochi, il compito dell’istruttore si sposta sull’analisi delle risposte e sull’impostazione delle correzioni, attività di fondamentale importanza e che spesso viene tralasciata per comodità e per la convinzione, sbagliata, che comunque i bambini si correggeranno da soli e sarà la natura a guidarli.
Purtroppo non è così e la presenza dell’istruttore è giustificata proprio perché deve saper intervenire in questo ambito aggiustando gli esercizi, le progressioni didattiche e intervenendo direttamente sui bambini.
La “Correzione” è un processo attraverso il quale vengono utilizzate delle procedure necessarie ad eliminare un comportamento motorio, tecnico o cognitivo sbagliato e a guidare il bambino verso un apprendimento corretto. E’ un intervento, individuale o collettivo, che l’istruttore deve gestire in modo preciso partendo dall’individuazione corretta di un “Errore”.

Esso viene individuato sulla base di alcune indicazioni che vengono dall’osservazione e dal confronto tra l’esecuzione realizzata e quella attesa, con valutazione dei margini di differenza o deviazione, rispetto al modello o alle indicazioni da seguire, tale da ridurre il rendimento di un gesto motorio.
Insieme alla capacità di saper individuare un “Errore” e di utilizzare un metodo adeguato di “Correzione” l’istruttore di minibasket deve utilizzare altri due “ferri del mestiere”:

  • Il Feedback: informazione di ritorno, interna o esterna, sul risultato ottenuto nell’esecuzione di un movimento;
  • Il Rinforzo: qualsiasi evento suscettibile di aumentare la probabilità di emissione di una risposta corretta.

Mettendo insieme queste quattro operazioni si potrà raggiungere il massimo livello di efficacia nell’ intervento necessario ad eliminare comportamenti non corretti e a produrre un apprendimento funzionale.
L’errore è una risposta motoria generata in base ad una parte invisibile:

  • Ricezione di uno stimolo
  • Elaborazione dello stimolo
  • Analisi e confronto con l’esperienza

E a una parte visibile:

  • Esecuzione della Risposta

L’istruttore deve considerare tutto il processo e non solo l’ultima parte perché correrebbe il rischio di non individuare un percorso di correzione giusto. Se un bambino non ha percepito bene una informazione non potrà produrre una risposta corretta e il problema va individuato nella ricezione dello stimolo non nell’esecuzione della risposta.
Sbagliare è una cosa naturale per i bambini ed essi, oltre a non farlo apposta, non percepiscono compiutamente lo sbaglio che commettono. Pensano di fare bene, o quasi, per cui l’intervento dell’istruttore deve essere incisivo e coinvolgente. Gli errori possono essere generati da fattori interni o esterni.
I fattori Interni possiamo individuarli in:

  • Ansia, Paura, Timidezza;
  • Scarsa attenzione o motivazione;
  • Carenze relative alla senso percezione;
  • Carenze a livello motorio;
  • Limitato bagaglio motorio di base.

I fattori Esterni possiamo individuarli in:

  • Errata spiegazione da parte dell’istruttore;
  • Voce bassa e mal direzionata dell’istruttore nella spiegazione;
  • Posizione sbagliata dell’istruttore durante la spiegazione;
  • Inadeguatezza della proposta;
  • Presenza di fattori di disturbo: genitori o pubblico.

L’istruttore dovrà porsi in modo positivo davanti all’errore, utilizzandolo per cercare di migliorare la didattica e per raggiungere il massimo successo nell’insegnamento. L’approccio deve essere basato sui seguenti punti:

  • Considerarlo uno “Strumento” di lavoro;
  • Non arrabbiarsi mail perché i bambini non sbagliano appositamente;
  • Approcciarsi sempre in maniera positiva senza colpevolizzare chi ha sbagliato;
  • Utilizzarlo per migliorare le singole capacità dei bambini;
  • Utilizzarlo per migliorare la didattica e la metodologia di insegnamento.
    A questo punto è necessario rispondere ad alcune domande:
  • Quando si può parlare di errore?
  • Come si giudicano gerarchicamente gli errori gravi e quelli meno gravi?
  • Siamo sicuri di essere in presenza di un errore oppure è una variante stilistica del gesto
    tecnico?

La risposta alla prima domanda va ricercata nelle differenze rispetto al modello e alla natura
del movimento dei bambini, all’adattamento cioè che bisogna tollerare perché ancora non hanno i
requisiti necessari per eseguirlo come nel modello di riferimento. L’istruttore deve conoscere bene
questi margini per poter rispondere correttamente alla seconda e alla terza domanda, in modo tale
da poter generare correzioni su errori correggibili e di primaria importanza dato che:

  • Spesso gli errori si sommano;
  • E’ necessario individuare l’errore più grave, che magari ne genera altri;
  • Individuare quello che, se eliminato, consentirà i maggiori vantaggi per proseguire i processi di apprendimento.

Faccio un esempio, se un bambino non sa correre non lo saprà fare logicamente neanche palleggiando la palla per cui la correzione non deve concentrarsi sull’utilizzo della palla ma sulla tecnica di corsa e l’equilibrio in movimento. Quando avrà appreso una migliore tecnica di corsa, con appoggi corretti in equilibrio e spinta, potrà eseguire il palleggio in velocità molto meglio. Eliminato l’errore primario spariscono anche gli altri che venivano generati da esso. Procedendo in questo modo si potranno ottenere vantaggi di tempo e un migliore apprendimento tecnico.


La correzione deve essere:

  • Sintetica;
  • Immediata e puntuale;
  • Chiara e precisa;
  • Focalizzata su un solo aspetto;
  • Tendente a correggere l’errore primario;

E i principi fondamentali sono:

  • Rispettare i ritmi di apprendimento;
  • Conoscere la progressione didattica e saperla adattare;
  • Utilizzare risposte precise e appropriate, legate all’errore commesso, utilizzando gli esercizi
    di correzione giusti;
  • Effettuarla al momento giusto;
  • “avere molta pazienza”.

Proviamo ora a descrivere cosa succede generalmente sul campo quando un bambino
commette un errore. L’istruttore interrompe il gioco, o lo ferma prendendolo da parte, e attiva le
seguenti procedure:

  • Descrizione del comportamento motorio realizzato in maniera sbagliata;
  • Descrizione del comportamento motorio corretto;
  • Dimostrazione visiva del gesto corretto.

All’apparenza è un procedimento ineccepibile da parte dell’istruttore ma non sempre è un procedimento corretto perché manca il coinvolgimento attivo del bambino nel processo. Se la analizziamo bene è la stessa procedura che si utilizza nella spiegazione di una nuova abilità ma se non ha funzionato prima perché dovrebbe funzionare adesso, nella correzione? Bisogna fare qualcosa di più approfondito, guidando l’attenzione del bambino sul particolare che ha generato lo sbaglio. La correzione dovrebbe prendere in considerazione tutto il decorso del movimento e non solo una parte di esso ed è Importante lavorare sulle sensazioni cinestetiche ad esso associate e sulle cause dell’errore.
Quando si procede alla correzione di un errore e’ opportuno badare sempre ai collegamenti e non solo ai processi parziali e quello che conta in un processo pedagogico come la lezione non é la correttezza formale della descrizione dell’errore me l’efficacia dell’intervento.

Correggere, quindi, significa soprattutto sapere scegliere bene verso cosa

indirizzare il punto focale dell’attenzione del bambino

La pratica della correzione si può applicare attraverso due metodi che l’istruttore deve
conoscere e padroneggiare per poterli utilizzare al momento giusto. Non esiste un metodo buono e
uno cattivo, sono entrambi utili e devono essere utilizzati in funzione della situazione che si incontra,
delle caratteristiche fisiche/antropometriche del bambino/ragazzo da correggere, delle esperienze
motorie, delle difficoltà del momento.

I Metodi di intervento sono:

DIRETTO:

  • confronto con il modello
  • ricerca di strutture facilitanti
  • ripetizione globale del gesto

INDIRETTO

  • studio delle cause primarie
  • ricerca della correzione
  • eventuale modifica del gesto

Nel primo caso si rimane attaccati al modello di riferimento e si cerca di portare il bambino con tutti i mezzi a disposizione ad imitare alla lettera quel modello. Con il secondo sistema la correzione è più personale, si mette il bambino al centro del problema cercando di adattare il modello di riferimento. Quest’ultimo metodo è più elastico e tende a cercare il “vestito” con le misure giuste. Si tollerano margini di differenza rispetto al modello e si cerca di rendere funzionale il gesto, piuttosto che elegante. Per evitare di fare confusione possiamo dare una scansione temporale di intervento, che logicamente deve partire dal primo metodo con il quale si cerca di portare l’allievo a fare ciò che è meglio dal punto di vista tecnico. Se l’intervento non riesce bene significa che sono presenti le problematiche che abbiamo visto in precedenza per cui è meglio passare al secondo metodo, ricercando gli adattamenti personali, creando lo “stile personale” di esecuzione del gesto tecnico, che è cosa diversa dall’errore. In futuro si potranno apportare delle correzioni, supportate ovviamente da capacità motorie e fisiche superiori nel bambino, che possano cambiare in meglio l’esecuzione tecnica, riavvicinandoci al modello di riferimento.
Per fare bene la correzione si devono seguire dei principi didattici e metodologici ben precisi che possiamo riassumere in:

1) Correzioni di gruppo

  • opportune se si lavora con numerosi allievi e la maggior parte di loro compie lo stesso
    errore. Usato in genere con i principianti.

2) Correzioni individuali

  • opportune quando gli errori commessi sono differenziati. Diventano sempre più necessarie
    fino ad essere indispensabili man mano che la tecnica progredisce.

Bisogna sempre ricordare di:

  • Correggere un solo errore alla volta;
  • Dare la priorità all’errore primario o principale;
  • Scegliere forme di correzione razionali ed evidenti;
  • Correzione e rinforzo devono procedere di pari passo;
  • Consolidare con l’esercitazione la correzione riuscita.

A questo punto bisogna scendere nel particolare del processo di correzione che si attua attraverso
lo scambio e l’elaborazione di informazioni di diversa natura. Ciò si ottiene attraverso i “Feedback”
che sono delle informazioni di ritorno, positive o negative, dopo l’esecuzione di un movimento o di
un gesto tecnico. Il Feedback può esser “interno” o “esterno” e nella correzione devono essere
utilizzati entrambi.
Il Feedback interno o “Intrinseco” è proprio del bambino mentre quello esterno “Estrinseco” è
fornito dall’istruttore. Semplificando il concetto possiamo dire che il Bambino “Sente” e l’istruttore
“Vede” e le due cose devono essere utilizzate nel modo giusto al momento giusto.

Il Feedback Intrinseco è fornito attraverso:

  • Informazione sensoriale/sensitiva che si ottiene dall’esecuzione dei movimenti;
  • enterocezione e propriocezione;
  • Vista;
  • Udito;
  • Tatto.

E’ una informazione sensoriale, esterocezione e propriocezione, che deriva dall’esecuzione del
movimento e che deve essere progressivamente interiorizzato dal bambino il quale, attraverso le
afferenze cinestesiche, vestibolari e tattili, capisce come ha eseguito il gesto per poter arrivare a
correggersi da solo.

Il Feedback Estrinseco è fornito attraverso:

  • Informazione sensoriale proveniente da una fonte esterna in aggiunta a quella del feedback
    intrinseco;
  • viene anche detto feedback aggiuntivo;
  • la conoscenza dei risultati;
  • la conoscenza della prestazione.

Sostanzialmente è l’informazione fornita dall’istruttore al bambino al termine dell’esecuzione del movimento. L’istruttore opera con feedback descrittivi, prescrittivi, o ancora meglio, interrogativi utilizzando principalmente gli analizzatori uditivi e visivi. L’integrazione dei due feedback accompagna il bambino ad una completa presa di coscienza del movimento eseguito, della sua correzione, e del movimento di risposta riveduto e corretto. Il continuo utilizzo di feedback e la conseguente memorizzazione motoria a livello cerebellare, sviluppa il passaggio da movimento volontario ad automatico, tra movimento a circuito chiuso ed aperto, fino al progressivo sviluppo della capacità di anticipazione del gesto.
In generale, vale anche per gli adulti, la realtà reale è diversa dalla realtà percepita per cui i bambini non pensano di avere sbagliato e le volte che ne prendono coscienza non lo fanno in forma completa ma parziale. Per questo motivo hanno bisogno dell’intervento dell’istruttore.
E’ stato già detto che devono attivarsi al momento giusto per cui quando si fornisce un feedback estrinseco immediatamente dopo che i soggetti hanno completato i loro movimenti, invece di aspettare alcuni secondi, l’apprendimento è minore, perché questo impedisce di elaborare il proprio feedback intrinseco e di valutare i propri errori. Si deve concedere agli allievi abbastanza tempo per ciascuna di queste attività prima di fornire il feedback. Di contro, se passa troppo tempo dal momento dell’errore i bambini non ricordano più la sequenza motoria sbagliata e il Feedback Estrinseco non produce nessun risultato.
L’applicazione del Feedback esterno generalmente può essere di due tipi:

  • Feedback Descrittivo: descrive gli errori che i bambini compiono durante un esercizio;
  • Feedback Prescrittivo: descrive gli errori che si compiono durante l’esecuzione di una abilità
    e suggerisce qualcosa che si potrebbe fare per correggere tali errori.

Per essere maggiormente incisivi, applicando la regola descritta in precedenza sull’importanza di indirizzare il punto focale dell’attenzione del bambino sulle sensazioni sensoriali relative all’errore,
si consiglia di utilizzare un terzo tipo di Feedback:

  • Feedback Interrogativo: chiedere cioè ai bambini di descrivere ed eseguire direttamente il gesto tecnico sbagliato in modo tale che sia chiaro il processo dal quale è generato. Se essi non ci riescono l’istruttore li dovrà aiutare suggerendo piccoli dettagli che li favoriscono a ricapitolare il gesto, riavvolgendo la pellicola del film. A quel punto si possono inserire tutte le informazioni utili per eliminare l’errore, inviando di nuovo i bambini a provare sul campo.

L’ultimo elemento da considerare nella correzione è l’uso del “Rinforzo”, di un evento cioè che “tende ad aumentare la probabilità di emissione di una risposta”. Può essere fornito prima, durante o dopo ma di solito è conseguente alla “risposta di un individuo”, nel nostro caso l’esecuzione di un movimento da parte dei bambini, e cerca di aumentare la probabilità che tale comportamento venga o non venga ripetuto in circostanze simili. Il Rinforzo può essere positivo o negativo, tendente cioè a incoraggiare o inibire uno specifico comportamento, ed è altra cosa rispetto alla punizione.
La “punizione” può definirsi un particolare tipo di rinforzo ma sarebbe meglio non utilizzarla con i bambini perché può essere controproducente se gestita male e soprattutto può essere troppo pesante psicologicamente, in particolar modo verso quelli più deboli o non abituati a subirla. Deve essere impersonale e fondata su regole chiare e di primaria importanza, principalmente comportamentali e di vita relazionale. Punire non è mai utile in special modo se si puniscono errori “tecnici”, tiri sbagliati o passaggi imprecisi, perché comunicano un messaggio sbagliato e i bambini perdono fiducia, non eseguono più perché temono di subire la punizione e di conseguenza non imparano. Generalmente viene utilizzata per la gestione della disciplina e l’istruttore dovrebbe:

  • Specificare chiaramente le regole di comportamento e la loro funzione;
  • Specificare chiaramente a cosa si va incontro infrangendo quelle regole;
  • La prima volta fornire un avvertimento, se si ripete la violazione si può passare alla punizione. Bisogna dare ai bambini la possibilità di correggere il comportamento e non ripetere l’errore;
  • Mantenere un atteggiamento coerente nel rispettare e nel far rispettare le regole;
  • Finita la punizione bisogna considerare il bambino uguale agli altri, senza minacciare di tenerlo sotto controllo;
  • Evitare di punire gli errori tecnici;
  • Evitare di fornire punizioni attraverso esercizi ginnici tipo giri di campo, piegamenti su braccia o gambe, addominali, perché li assoceranno a momenti negativi anche quando dovranno utilizzarli per il miglioramento fisico;
  • Non esagerare nei comportamenti fisici come la vicinanza minacciosa, il dito puntato o la voce esageratamente aggressiva;
  • Non allontanare i bambini dalla palestra. A contrario, tenerli sotto controllo vicino a se e al gruppo;
  • Utilizzare forme sdrammatizzanti tipo: proporre un gioco molto divertente, magari quello che piace di più ai bambini puniti, e coinvolgerli nel tenere il punteggio senza farli partecipare.

Durante le lezioni di minibasket, e in generale quando si lavora in palestra, problemi
disciplinari si verificano più facilmente nei momenti di inattività per:

  • attesa del proprio turno;
  • spostamenti degli attrezzi;
  • tempi lunghi di spiegazione;
  • attività o giochi ad eliminazione;
  • attenzione eccessiva dell’insegnante su singoli ragazzi;
  • attività poco motivanti, proposte troppo facili o troppo difficili.

(Fonte: L. Bortoli)

In conclusione possiamo dire che se si utilizzano i rimproveri si deve:

  • Essere sicuri che i ragazzi possiedano le abilità necessarie e un carattere sufficientemente
    forte;
  • Specificare il comportamento indesiderato, il perché non va bene il comportamento attivato;
  • Non perdere il controllo.

Rinforzo Positivo: evento che segue la risposta di un individuo e che aumenta la probabilità che tale comportamento venga ripetuto in circostanze simili. E’ un incoraggiamento, una ricompensa, per un comportamento positivo. Sicuramente quello più utile e funzionale.
Rinforzo Negativo: Evento che segue la risposta di un individuo e che consiste nella rimozione di uno stimolo spiacevole incrementando in tal modo la probabilità che la persona non ripeta in futuro la stessa risposta in circostanze simili.
Molto spesso in questo caso si cade nel “Rimprovero” per un errore tecnico commesso e, come abbiamo visto in precedenza per le punizioni, ciò è molto negativo perché potrebbe seguire un rifiuto da parte dei bambini a riprovare per paura di sbagliare ed essere di nuovo rimproverati.
Se proprio si deve utilizzare sarebbe più consigliabile farlo per criticare, in forma generale, lo scarso impegno, la scarsa partecipazione o la poca attenzione durante le lezioni di minibasket.

Cosa rinforzare nei bambini:

  • la prestazione e non il risultato;
  • non solo l’apprendimento delle abilità, o la prestazione, ma anche l’autocontrollo,
    l’autonomia, la collaborazione;
  • le piccole conquiste piuttosto che il grande successo;
  • più per l’impegno che per il successo;
  • frequentemente i più piccoli.

Quando rinforzare i bambini:

  • durante e subito dopo l’esecuzione;
  • A volte rinforzare anche se non lo si merita.
    In conclusione possiamo sintetizzare i seguenti punti fondamentali:
  • lodare lo sforzo e la prestazione corretta. Lode e incoraggiamento devono essere “tarati”
    su ciascuno dei nostri bambini;
  • fornire feedback correttivi semplici e precisi anche quando l’errore da correggere è
    complesso;
  • Verificare che il feedback usato per la correzione sia stato compreso attraverso la
    formulazione di alcune domande;
  • Motivare i bambini a fare uso del feedback correttivo.

( Christina – Corcos 1989)


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