Comunicazione nelle lezioni minibasket
Come e cosa comunichiamo quando siamo in palestra con i nostri mini atleti è un argomento per il quale occorre necessariamente parlare degli aspetti di comunicazione che afferiscono alla psicopedagogia e non solo.
Il sapere, il saper fare e il saper far fare sono interdipendenti e progrediscono con le conoscenze dell’istruttore e della sua esperienza che è direttamente proporzionale agli anni in cui la pratica della docenza viene effettuata. Si da per scontato che l’esperienza dell’istruttore non deve disciplinarsi nella sola frequentazione della palestra e degli allievi , ma è frutto di un aggiornamento continuo, di scambio, di studio non solo della propria disciplina ma anche di materie trasversali ad essa.
La biologia, la fisiologia, l’antropometria, le tecniche di comunicazione, l’alimentazione, la letteratura che ha accompagnato il minibasket dalla sua nascita. Ma anche i processi energetici identificati come fattori limitanti la prestazione, propri della disciplina sportiva che si pratica, il carico fisico, la relazione tra il carico fisico e la crescita fisiologica degli atleti e delle atlete, i parametri del carico fisico, il modello di prestazione sportiva.
Nello sport attuale coloro che allenano bambini ed adolescenti non sono specificatamente formati per questo loro compito e il più delle volte hanno scarse conoscenze sulla particolarità della fisiologia dello sviluppo. L’idea di trasmettere il sapere dell’istruttore verso i bambini spesso ha il fine di promuovere un talento sportivo il che non vuol significare solo allenarlo ed assisterlo in modo ottimale, ma contemporaneamente salvaguardarlo, cioè proteggerlo da tutto ciò che ne possa mettere a rischio la sua capacità di carico la sua salute e la sua integrità fisica e oserei dire anche psicologica. I bambini per crescere bene hanno bisogno di essere stimolati, ma anche essere controllati e protetti.
Facendo capo a quelle che sono le aree della motricità provo a declinare per queste cosa trasmettere . Banalmente per quel che riguarda l’area funzionale che afferisce alla tecnica sportiva non basta sapere quali siano i fondamentali di gioco sia individuali che di squadra ma occorre utilizzarli come strumento per migliorare quelle capacità coordinative che partono dalle senso-percezioni per realizzare quegli schemi motori di base necessari non solo per giocare a Minibasket ma anche per crescere e armonizzare i movimenti e per aumentare le capacità di apprendimento motorio proprio dell’area cognitiva . Sul piano dell’ area relazionale dei comportamenti non è tanto quello che l’istruttore sa, ma quello che trasmette è l’esempio di quello che è .
Nella deontologia delle professioni, non c’è un vero e proprio “mansionario” delle competenze dell’istruttore , ma piuttosto una azione educativa nello stile con cui ci si relaziona con l’altro. Purtroppo gli stili di leadership, tossica , neutrale, lasseiz fare, transazionale enunciati nel mio lavoro sull’allenatore trasformazionale, sono spesso di cattivo esempio ai giovani occhi che osservando imparano.
Da ultimo per un più accurato esempio su una comunicazione non verbale suggerirei questi aspetti da non trascurare: la competenza, l’impegno, il prendersi cura, la coerenza nei comportamenti, essere costruttori di fiducia, essere buoni comunicatori e saper ascoltare.
Il MINIBASKET, quello vero, non può essere inteso come un “dispositivo”, che al pari della scuola crea o pensa di creare competenze, oggi sempre più portate al risultato finale ( verifica= test di palleggio o di tiro, Esame= La partita, Il Tabellone del voto = la classifica del “campionato” sul giornale) perdendo di vista quello che invece è il vero “fuoco” dell’attività ovvero la relazione con l’istruttore con i compagni in un PERCORSO di crescita continua prima per la vita poi per lo sport.