Gli allenatori giocano un ruolo cruciale nella crescita e nel successo dei loro atleti, tuttavia, possono diventare il principale ostacolo al loro stesso lavoro.
L’autosabotaggio può manifestarsi in molte forme: dal modo in cui comunicano con la squadra, alle aspettative che pongono sugli atleti, fino al loro approccio alla gestione degli errori.
Un allenatore può convincersi di dover controllare ogni dettaglio della prestazione dei suoi atleti, dalla tecnica alla gestione emotiva, fino alla strategia di gara. Questo approccio, però, può soffocare la loro autonomia e creatività.
Alcuni allenatori temono che ammettere un errore o mostrare vulnerabilità possa farli apparire deboli agli occhi della squadra. In realtà, un leader capace di riconoscere i propri limiti e di imparare dagli errori è un modello potente per gli atleti.
Spesso, gli allenatori proiettano sugli atleti aspettative troppo elevate, magari basate su esperienze personali o sul desiderio di dimostrare il proprio valore. Questo può generare frustrazione e ansia sia per l’allenatore che per gli atleti.
La pressione della competizione, la responsabilità verso la squadra e il desiderio di ottenere risultati possono portare l’allenatore a vivere lo sport con stress eccessivo. Se non gestito, questo stress può trasformarsi in nervosismo, scatti d’ira o frustrazione che si riversano sulla squadra.
L’autosabotaggio è un nemico silenzioso, ma riconoscerne i segnali permette di interrompere il circolo vizioso. Un allenatore consapevole dei propri limiti, aperto al miglioramento e capace di adattarsi crea un ambiente in cui gli atleti possono davvero crescere.
Ti capita di autosabotarti? E come te ne accorgi? E come ripari?
#allenatore#autosabotaggio#cambiamento#gestionedellerrore#emozioni#comunicazione#sguardo#consapevolezza