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Cogliere il disagio dei bambini per prevenire la crisi ed il rischio di abbandono

Competenze – unicità – empatia

Un istruttore di minibasket competente e preparato:

– sa quali sono le caratteristiche della personalità del bambino e come si sviluppa nelle varie fasce d’età
– sa osservare e valutare il gruppo
– sa individuare cosa, come, quando proporre e di quali mezzi servirsi

Conoscere come vengono interiorizzate le regole a 6 anni o in che modo correggere un bambino di 10 anni o quali sono le potenzialità motorie ad 8 anni è condizione necessaria, ma non sufficiente. Quando siamo in palestra, ad esempio, ci accorgiamo che Francesco di 7 anni, pur essendo un bambino “normale” ha un modo di correre, di dimostrare soddisfazione o insoddisfazione, di relazionarsi con i compagni solo in parte riconducibile alle caratteristiche generali tipiche della sua fascia d’età.

Ogni bambino ha proprie esperienze, una sua storia, un suo modo di affrontare e vivere le situazioni; ogni bambino è unico. Unico è il suo modo di affrontare il minibasket, di relazionarsi con l’istruttore ed i compagni.

In che modo può un istruttore individuare e comprendere i tratti unici dei suoi allievi?

Affinando ed utilizzando l’empatia.

L’empatia viene definita come la capacità di immedesimarsi nell’altro per comprenderlo; richiede una grande disponibilità e sensibilità emotiva; si può affinare, educare, sviluppare. Facendo ricorso al nostro bagaglio di esperienze, di conoscenze, di emozioni direttamente provate in determinate situazioni o viste provare possiamo immedesimarci nello stato d’animo del bambino e comprenderlo; è un’atto intelligente che richiede distanziamento ed obiettività, un’attenzione particolare a non confondere sentimenti di simpatia o antipatia con una reale comprensione.

Facendo un esempio personale, dovessi essere l’istruttrice di una bambina di 9 anni, alta e timida rischierei di confondere l’atto di empatia con la immediata simpatia che mi susciterebbe la bimba che tanto mi ricorda me stessa alla sua età, potrei rischiare di attribuire a lei il mio modo di vivere le situazioni di minibasket, le mie emozioni, cos“ facendo non riuscirei a comprenderla veramente, non rispetterei la sua unicità e rischierei di intervenire con modi e mezzi inadeguati.

* L’istruttore che riesce ad insegnare un minibasket veramente adeguato ad ogni bambino sa, al di là delle caratteristiche generali, individuare e comprendere, i tratti unici dei suoi allievi

Cogliere il disagio

Nel considerare i motivi per cui un bambino si sente a disagio ci imbattiamo spesso in un insieme di più fattori inseriti in una molteplicità di variabili in gioco; chiedersi quali siano le cause che provocano il disagio non è così importante quanto capire come il bambino viva il disagio.

Un bambino che, per vari motivi non direttamente collegati al minibasket, sta attraversando un periodo in cui necessita particolarmente di attenzioni può vivere il proprio istruttore come eccessivamente rigido e freddo e provare disagio; una proposta di esercizio può essere vissuta come inadeguata e troppo difficile da un bambino estremamente insicuro e con una scarsa autostima e la difficoltà presunta lo può mettere in condizioni di forte disagio.

Quando Marco di 10 anni manifesta un suo disagio affermando: “Non mi piace più giocare a minibasket” il suo istruttore dovrebbe chiedersi: “Cosa prova Marco quando gioca a minibasket?”

Marco potrebbe ad esempio provare insoddisfazione, l’istruttore comprendendo il suo stato d’animo si attiverebbe cercando il modo per soddisfarlo e rimotivarlo.

* L’istruttore che percepisce un disagio può intervenire in maniera adeguata utilizzando le sue esperienze, le sue conoscenze e la sua capacità di immedesimarsi nell’altro

L’istruttore capace di “sintonizzarsi” col bambino:

* lo osserva mentre è in fila in attesa di eseguire un esercizio o durante l’esecuzione, durante una partita, mentre gioca o sta in panchina, quando arriva in palestra o quando ne esce terminata la lezione;
* si informa sul motivo delle sue assenze
* riesce a trovare dei momenti di dialogo solamente con lui (prima o dopo la lezione o la partita);
* cerca di raccogliere altre informazioni parlando con chi lo accompagna (genitori, nonni, baby sitter) e se c’è l’occasione con chi lo conosce (insegnanti, animatori);
* osservando il suo linguaggio non verbale capta le sue espressioni, i suoi gesti ed atteggiamenti;
* cerca in ogni momento di comprendere il suo stato d’animo;
* registra come si comporta e come reagisce nelle diverse situazioni.
Un bambino manifesta il suo disagio con dei cambiamenti a volte vistosi, spesso impercettibili.

* L’istruttore sintonizzato con il bambino, che ha registrato i suoi comportamenti, le sue reazioni, i suoi atteggiamenti coglie i cambiamenti.

Un cambiamento in un bambino può essere la manifestazione di:

  • una fase di sviluppo in atto,
  • di un apprendimento avvenuto,
  • di un disagio

Marta di quasi 11 anni adora giocare a minibasket, arriva sempre in palestra per prima correndo e catapultandosi sulla cesta dei palloni, è sempre attenta e concentrata ed affronta gli esercizi con entusiasmo; da un po’ di lezioni arriva in palestra, camminando, con le compagne, durante la lezione chiacchera spesso ed è disattenta, affronta gli esercizi impegnandosi, ma con un atteggiamento che sembra distaccato, ritrova l’entusiasmo durante le gare e le partite. Cosa sta succedendo a Marta? Sta vivendo un disagio? Prova insoddisfazione? Noia? Sofferenza? E’ in difficoltàˆ? O sta entrando in nuova fase del suo sviluppo, da bambina scatenata, tutta presa dal gioco a ragazzina con nuovi bisogni e motivazioni.

Il suo istruttore che si accorge del cambiamento può arrivare a comprendere lo stato d’animo di Marta; utilizzando le informazioni che già possiede, le sue competenze ed esperienze, cercando di cogliere altri segnali si immedesima in lei per capire cosa realmente sta provando.

Comprendere lo stato d’animo del bambino, può aiutare a capire i motivi per cui si sente a disagio, di cosa ha bisogno.

* L’istruttore che cerca di avere un quadro il più completo possibile dell’allievo può proporre un minibasket adeguato; può intervenire con i modi ed i tempi adatti; con una giusta comunicazione e delle proposte ad hoc può aiutare il bambino a superare le sue difficoltà o a viverle più serenamente.

Tommaso di 6 anni è disciplinato, ascolta con attenzione le consegne, quando gioca appare soddisfatto e felice, ma da qualche lezione è indisciplinato, disturba gli altri bambini, non ascolta l’istruttore, dal punto di vista motorio sembra regredito, è corrucciato e pensieroso.

Il suo istruttore percepisce che il cambiamento è dovuto ad un disagio, cerca di raccogliere informazioni e scopre che Tommaso, che era figlio unico, ha un fratellino di poche settimane; confrontando la situazione di Tommaso con precedenti esperienze comprende che il bambino sta provando una grande gelosia, teme che il fratellino gli abbia rubato le attenzioni da parte dei suoi familiari, si sente insicuro, triste, tutti sono felici per la nascita del fratellino, dovrebbe esserlo anche lui, ma non ci riesce. Disturba perchè vuole attirare l’attenzione, il suo bisogno di ritrovare serenità e sicurezza è più grande del bisogno di muoversi giocando.

Il suo istruttore lo rassicura riservandogli maggiori attenzioni, parlando con lui quando arriva in palestra, correggendolo e gratificandolo più volte durante i giochi, chiamandolo spesso per primo quando forma i gruppi, gradualmente Tommaso si sente a suo agio e riprende a giocare sereno.

Gli atteggiamenti che aiutano un istruttore a cogliere un disagio nel bambino

Curiosità

Il desiderio di conoscere più aspetti del bambino aiuta l’istruttore ad essere vigile e pronto nel cogliere qualche segnale di cambiamento.

L’istruttore “curioso” si pone molte domande e desidera trovare le risposte. Il suo modo di porsi assomiglia a quello di Sherlok Holmes: attento ai particolari, raccoglie molte informazioni, formula ipotesi, ricerca soluzioni in attesa di un’intuizione che lo entusiasma.

Non si accontenta di ciò che già sa, ma vuole conoscere altro, in continua formazione.

Accettazione

L’istruttore accetta l’unicità di ogni bambino e l’unicità propria.

Unico è il modo del bambino di vivere e manifestare un disagio, unico è il modo di intervenire dell’istruttore che desidera aiutarlo.

Ogni aspetto della comunicazione deve manifestare l’accettazione: il contenuto, il tono della voce, la postura, l’intera relazione.

L’istruttore accettante si libera dei pregiudizi, delle simpatie ed antipatie, è aperto e flessibile, pronto a mettersi in discussione; accetta la realtà dell’allievo attuale e potenziale e si mette al suo servizio perchè possa svilupparsi al meglio.

Empatia

Permette di percepire attraverso la fase di osservazione e conoscenza innumerevoli informazioni e di cogliere nel contempo quel “quid” personale, unico, più profondo ed originale del singolo bambino.

L’istruttore comprende il bambino immedesimandosi in lui, pur rimanendo a distanza, indipendente dal punto di vista emotivo.

Autenticità

Accettare incondizionatamente il bambino e “sintonizzarsi” con lui presuppone sincerità.

Ogni istruttore deve aver chiaro quali obiettivi vuole raggiungere e quali finalità intende perseguire; deve essere sincero con se stesso e riconoscere i propri bisogni ed aspettative; deve ammettere i propri limiti.

Deve chiedersi:

  • Cosa desidero veramente ottenere con questo gruppo di bambini?
  • Con il mio lavoro in palestra sono veramente in grado di intervenire adeguatamente su ogni bambino?
  • Sono veramente interessato a sviluppare le potenzialità di ogni bambino?
  • Con questo bambino mi comporto in maniera obiettiva?
  • Qual è il significato che dò al mio insegnare minibasket?

Consapevolezza

L’istruttore consapevole delle sue capacità, dei suoi limiti, di ciò che sta facendo, del percorso che intende seguire e degli obiettivi che intende raggiungere è predisposto ad accettare e a “sintonizzarzi” con i suoi allievi con autenticità e coerenza.


Di

Istruttore Nazionale Minibasket Allenatore di Base Istruttore Easybasket

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